Il concetto di paleografia nasce intorno al XVIII secolo, la sua etimologia riporta ai termini greci palaiòs, ossia antico, e grafe, ossia scrittura, e fa riferimento ad una disciplina che si occupa dello studio della storia della scrittura, concentrandosi soprattutto su quella manoscritta. Il paleografo dunque è in grado di leggere, spiegare ed interpretare le antiche scritture, riconoscendo inoltre la loro autenticità ed il periodo storico di riferimento.
Questa disciplina si interessa di testi manoscritti in ogni lingua ed appartenenti a qualsiasi periodo storico, antecedente agli anni in cui si diffuse la stampa. Il paleografo infatti ha la capacità di comprendere testi redatti in lingue ormai scomparse e quindi di tradurli in versioni moderne e comprensibili, oltre ovviamente a definire gli aspetti sociali e culturali delle varie epoche e ponendo il tutto in relazione con il tipo di scrittura.
Il lavoro svolto dai paleografi infatti viene costantemente supportato ed arricchito dalla storia, essa funge da fonte, offrendo importanti spunti di interpretazione, oltre ovviamente ad aiutare a definirne località ed epoca di riferimento.
Inizialmente la paleografia si interessava di testi prevalentemente medievali, scritti per lo più in lingua greca o latina, con il tempo però si cominciò ad ampliare il livello di competenza, trattando anche dapprima le lingue volgari, e successivamente tutte le altre, creando dei settori di riferimento completi e ben articolati.